Pagina personale di Fernando Venturini

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IL MARE DI TERESA

 

Sulla porta di casa, Teresa si guardò i piedi, poi alzò il viso e chiese: "Andiamo al mare, papà?".

Papà era alto, ma si piegò un po' e prese tra le sue mani il viso di Teresa toccando le guance con il palmo aperto. Teresa poteva vedere da vicino i suoi occhi chiari attraverso le lenti.

"Vuoi andare al mare? Siamo in marzo, Teresa. Al mare andiamo d'estate. Ricordi che viaggio lungo, ogni anno?".

Teresa aveva sempre visto il mare dopo quel lungo viaggio, che cominciava a ricordare. La macchina di papà correva per molte ore. A volte si restava fermi sotto il sole. Ed era sempre più caldo, finché ad un certo punto mamma le faceva togliere la maglia e, più avanti, poteva restare con le gambe nude sulla coperta pelosa che ricopriva il sedile. Teresa dormiva, giocava, guardava gli alberi, le case, le montagne che correvano fuori dal finestrino. Poi, d'un tratto, quando il sole era già basso: "Teresa, il mare!" diceva mamma. Ma lei l'aveva già visto, e batteva le mani.

"Non ti preoccupare. Anche quest'anno torneremo al mare. Adesso forza, Teresa. E' ora di andare a scuola".

Teresa prese il cestino, baciò mamma e mise l'altra mano dentro la tasca di papà come faceva sempre. L'asilo era vicino ma arrivarono tardi e, dopo aver attraversato il corridoio, papà dovette bussare alla porta della classe.

"Toc, toc". "Toc, toc" fece anche la mano di Teresa, battendo sulla porta un po' più in basso. Ma la porta non si apriva e non si sentiva nessun rumore. Non si sentivano le voci dei compagni e della maestra. Teresa alzò lo sguardo e disse: "Entriamo, papà?". "Si, entriamo, ma prima levati il cappotto". Papà si voltò per guardare il corridoio, verso l'ingresso della scuola, dove il bidello leggeva con la testa china, e notò che gli attaccapanni della classe di Teresa erano spogli ma Teresa corse ugualmente al numero 15, quello dove appendeva il suo cappotto, vicino all'attaccapanni di Giulia, che era vuoto. Allora Teresa si tolse il cappotto, lo appese al gancio di legno.

Poi si chinò e si tolse le scarpette con la suola di gomma, prima spingendo con la punta di una scarpa sul tallone, poi sfilandola con le mani, riuscendo ad accovacciarsi senza cadere. I calzini, dentro, erano arrotolati e un po' umidi sulla punta. Si tolse anche quelli e tornò in fretta da papà.

Finalmente papà aprì la porta e Teresa corse dentro a piedi nudi, senza fermarsi e senza alzare lo sguardo. La sabbia sotto i piedi non era fredda. Un vento debole che ogni tanto la sollevava. I suoi compagni erano più lontani, vicino al mare, quasi dove la sabbia è bagnata dall'acqua. C'era lo stabilimento Conchiglia laggiù, che aveva una terrazza proprio sul mare. E sotto la terrazza che poggiava su quattro colonne Teresa ricordava di aver giocato spesso perché c'erano tante forme colorate (i salvagente, la barca del bagnino, le cassette di Coca Cola). Adesso, mentre correva, cominciava a sentire anche le voci dei compagni e la voce di Anna, la maestra, seduta su una piccola seggiola.

Ad un tratto Teresa si fermò, e si voltò per aspettare papà. Papà era ancora sulla porta e non si decideva ad entrare. Aveva posato la borsa per terra e gridava: "Teresa dove corri? Vieni qui! Prenderai freddo!".

"Entra, papà. Mi stanno aspettando. La scuola è già cominciata".

Papà si voltò indietro ancora una volta. Poi raccolse la borsa ed entrò. Le scarpe di cuoio facevano delle orme profonde sulla sabbia ondulata dal vento. Quando raggiunse Teresa, si accorse che aveva i piedi nudi. Allora anche lui si tolse le scarpe e i calzini, si rimboccò gli orli dei pantaloni e prese per mano Teresa che stringeva più forte del solito. Su quella spiaggia che conosceva bene non c'era nessuno oltre ai bambini della sezione di Teresa. Gli stabilimenti erano chiusi. Si vedevano le rimesse dei pedalò e delle barche. Solo alcuni ombrelloni erano aperti e sotto ciascun ombrellone si vedevano le sdraio colorate, i materassini gonfi, gli asciugamani.

La maestra, quando li vide, si alzò, salutò papà ("Buongiorno signor Fedeli") e disse a Teresa di andare verso il gruppo dei bambini che lavoravano con gli acquerelli. Intingevano i pennelli in un secchiello di acqua salata e disegnavano su di un cartone grandissimo, poggiato sulla sabbia e tenuto fermo con quattro pietre.

"Teresa, io devo andare in ufficio" disse papà chinandosi " ... sei sicura di non voler tornare a casa? Sei sicura che non avrai freddo? Sei l'unica bambina che non ha portato con sé il cappotto. E ... io non so come andare a prenderlo, adesso. Non puoi restare con i piedi nudi". Fu la maestra allora a chiedere a tutti i bambini di togliersi il cappotto, le scarpe, le calze e di appendere tutto sul proprio attaccapanni, come sempre. Con una grande confusione di voci e di risate, tutti ubbidirono: qualcuno si fece aiutare dalla maestra, altri caddero sulla sabbia per chinarsi. Poi si avviarono, a piedi nudi verso la porta. Teresa li vide uscire tutti, uno per uno, e per qualche minuto restò sola con papà che teneva le scarpe in mano e la maestra che affacciata alla porta gridava di fare le cose con calma, senza spingersi.

Poi papà uscì dopo aver baciato Teresa e si accorse di quanta sabbia i bambini avevano portato nel corridoio della scuola. Adesso tutte le scarpe stavano sotto gli attaccapanni senza molto ordine. Quanta luce usciva da quella porta (pensò papà) e - quando papà la chiuse - quanto buio doveva esserci dall'altra parte (pensò Teresa).

Il momento più bello della giornata fu l'ora di pranzo perché non si mossero dalla spiaggia per andare a mensa e la maestra tirò fuori da un grosso cestino la pizza rossa che quel signore con il cappellino a strisce colorate, uguale al costume, e la maglietta tutta bianca, portava ogni giorno in spiaggia.

Poi dopo aver mangiato, mentre i compagni giocavano, Teresa, in piedi, parlò con il mare:

"Ti voglio bene"

"Anch'io" rispose il mare.

Teresa si avvicinò e l'acqua le bagnò i piedini.

"Anche domani sarai qui?" chiese Teresa.

"Sei tu che mi porti con te" rispose il mare.

Mentre il sole scendeva verso il mare (senza spegnersi), si misero in fila, con poco ordine, per uscire.

Teresa, vicino alla porta, sentiva già il chiacchiericcio delle prime mamme che erano arrivate. La maestra aprì la porta e si affacciò per prima la mamma di Andrea. Guardò con un po' di stupore la spiaggia ma solo perché ogni estate Andrea andava in montagna, dalla nonna. Stando attenta a non inciampare fece qualche passo affondando i tacchi nella sabbia e prese per mano Andrea.

Poi arrivò mamma, sorridente, e Teresa non la fece aspettare, né stupire. Uscì senza neanche salutare la maestra Anna e subito sentì il freddo del pavimento sotto i piedi nudi.

 

Roma, 2 dicembre 1997